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ANATOMIA DEL CARATTERE TIPOGRAFICO

Docente: prof.ssa Simona Tonna

 

 

Perché impieghiamo tanto tempo a parlare del carattere tipografico, della sua storia, e di ogni suo particolare?

Lo scopo di questo corso è insegnarvi a comunicare visivamente le vostre idee e la base della comunicazione, la sua stella polare, è la parola.

Il carattere tipografico è la manifestazione visibile della parola e saperlo usare, essere in grado di organizzarlo, di gestirne le gerarchie, significa sapere comunicare visivamente un progetto dal punto di vista grafico.

Se con la voce si può sussurrare, gridare, essere contorti o chiari, autorevoli o scanzonati, lo stesso si può ottenere sulla carta attraverso un uso consapevole della tipografia.

Anche quando nella nostra composizione le immagini prevalgono sulle parole, se siamo in grado di impostare correttamente il testo, abbiamo in mano la chiave dell’impaginato.

 

 

gli elementi del carattere

 

 


 

 

Sans Serif è una denominazione usata nei paesi anglosassoni per i caratteri lineari, ma viene dalla lingua francese e significa senza "serif", cioè senza grazie.

Le grazie sono quei segni che terminano le aste di alcuni caratteri e sono un retaggio delle antiche scritture lapidarie.

Comunemente sono ritenuti più semplici da leggere e, per questo motivo, quasi tutti i quotidiani, i libri e, più in generale, i documenti contenenti testo in corpo molto piccolo, sono composti con caratteri graziati.

Probabilmente questo dipende dal fatto che le grazie aiutano il nostro cervello a marcare più distintamente la fine delle lettere e a distinguerle le une dalle altre, consentendogli di fluire velocemente nella lettura.

Lo stesso testo, scritto con caratteri diversi, può occupare un ingombro molto diverso, anche a parità di corpo e di interlinea.

 

 

 

il contrasto

Oltre alla presenza delle grazie, ci sono altre caratteristiche  che concorrono a definire lo stile di un carattere. Per esempio, la quantità di contrasto, l’altezza dell’occhio, il tipo delle grazie (quando sono presenti).

Si definisce con la parola “contrasto” la differenza esistente tra le parti sottili e le parti spesse di uno stesso carattere. Una font ad alto contrasto è più leggibile se usata grande, mentre un carattere a basso contrasto si presta ad essere letto anche a corpi piccoli.

 

  

le dimensioni dell’occhio

Le dimensioni, in altezza e in larghezza, dell’occhio è uno degli aspetti che caratterizzano maggiormente una font. Da questo elemento, che può variare enormemente a parità di corpo, dipende in gran parte la leggibilità di un carattere.

Qui sotto vedete due esempi emblematici: si tratta di due caratteri visualizzati allo stesso corpo.

In alto, il Verdana, una font sans-serif altamente leggibile, disegnata nel 1996 da Matthew Carter per la Microsoft Corporation e appositamente studiata per la lettura di testi lunghi sui monitor dei computer.

Sotto, il Mrs Eaves, un carattere graziato transizionale disegnato da Zuzana Licko per la fonderia Emigrée, sempre nel 1996. Il progetto di questo carattere non ha come obiettivo principale quello dell’alta leggibilità quanto piuttosto l’attualizzazione, in tipografia, di un concetto eleganza classica.

 

http://en.wikipedia.org/wiki/Matthew_Carter

http://en.wikipedia.org/wiki/Zuzana_Licko

http://www.emigre.com/index.php

 

A parità di corpo carattere, interlinea, spaziatura e giustezza, i due testi presentano una leggibilità del tutto diversa.

 


cos’è una famiglia di caratteri

 Tutti gli stili di un carattere compongono una famiglia. Queste variazioni sono però basate su un unico design, e possono essere usate insieme armoniosamente, consentendo una varietà di impieghi nell’ambito dello stesso progetto (ad esempio, titoli, testo corrente e didascalie nella stessa brochure).

Gli stili di uno stesso carattere variano in base al peso (bold, normal, light, extralight) e all’inclinazione dell’asse (roman, italic).

Al tempo di Francesco Griffi (fine del XV secolo) il corsivo e il tondo erano considerati caratteri distinti. Fu solo con Claude Garamond che si iniziarono a produrre le due versioni di uno stesso carattere.

Il peso è il rapporto tra area inchiostrata ed area in bianco della serie di caratteri, o meglio lo spessore dei tratti che lo compongono indipendentemente dalla sua dimensione.

Le famiglie di caratteri possono contenere al loro interno anche la variante graziata e senza grazie di una stessa font. Ogni famiglia ha un nome specifico.

 

Famiglia del carattere Gotham comprendente vari gradi di peso.

Qui sotto, applicazione del carattere Gotham nel poster studiato dal graphic designer Shepard Fairey  per la campagna elettorale del presidente degli Stati Uniti Barak Obama.

 

http://en.wikipedia.org/wiki/Shepard_Fairey

A destra:  i due titolari della fonderia di caratteri Hoefler & Frere-Jones, produttrice della font Gotham, Tobias Frere-Jones e Jonathan Hoefler.

http://www.typography.com/

 

il tondo e il corsivo

 

 

 

da cosa è composto un set di caratteri 

 

  

la spaziatura (tracking)

Per spaziatura si intende lo spazio orizzontale tra tutte le lettere o tra tutte le parole che compongono un testo. In alcuni programmi di impaginazione viene chiamata col corrispondente inglese “tracking”.

 

Il poster del film “Alien” di Ridley Scott (1979), fu uno dei primi a presentare una spaziatura molto evidente per enfatizzare l’importanza del titolo breve.

I tre blocchi di testo qui sotto hanno caratteristiche di composizione identiche, a eccezione della spaziatura.

 

Aumentare o diminuire la spaziatura di un testo significa influenzare la sua leggibilità e renderlo più rarefatto o più scuro nell’intensità del colore. Qualche volta è possibile diminuire la spaziatura sotto il valore standard per recuperare dello spazio, ma è possibile farlo solo in maniera percettibile, altrimenti si compromette la leggibilità del testo.

 

la crenatura (kerning)

Con il termine crenatura si indica l’intervento sullo spazio tra due caratteri, al fine di eliminare spazi bianchi antiestetici e dare un aspetto più omogeneo al testo.

Lavorare sulla crenatura si rende necessario quando in una font due lettere appaiono troppo vicine o troppo distanti in rapporto alle altre. Quasi sempre accade coi titoli perché è quando i caratteri hanno un corpo grande che si evidenziano i problemi di crenatura.

 

Ho indicato con delle frecce i punti in cui lo spazio appare diverso, anche se la spaziatura è la stessa tra tutte le lettere.

 

l’interlinea

L’interlinea è lo spazio verticale tra le righe di testo. Ridurre eccessivamente l’interlinea può compromettere decisamente la leggibilità di un testo.

 

 

l’allineamento giustificato

Il testo riempie tutta la giustezza, da sinistra a destra. Questo tipo di allineamento va usato quando serve compattare il testo in una forma ordinata.

Si creano problemi evidenti se la giustezza è troppo stretta in rapporto al corpo del carattere (esempio a destra).

 

 

l’allineamento a bandiera

In questo il testo viene allineato solo su un lato e nell’altro le linee hanno un andamento irregolare ma armonico. Va evitata la divisione sillabica. 

I testi a bandiera sono particolarmente indicati nelle didascalie e il loro allineamento aiuta il lettore a capire a quale immagine si riferiscano.

 

 

l’allineamento centrato

 

Assolutamente da evitare la divisione sillabica in questo tipo di allineamento. Nell’esempio di destra vedete un esempio di ciò che non si deve fare in un testo centrato. Gli a capo devono seguire il senso del discorso e la lunghezza delle righe va proporzionata alla giustezza per creare una composizione equilibrata.






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